In Sicilia la selezione operata nei secoli dagli allevatori ha sviluppato razze rustiche, ottime per il pascolo brado e in grado di mantenersi anche nei periodi più difficili e aridi. Il loro latte è di grande qualità e la loro carne saporita, ma sono meno produttive delle razze selezionate. Per questo oggi sono a forte rischio di estinzione. Consumare formaggi fatti con il loro latte - peraltro di alta qualità – o le loro carni, aiutando quindi gli allevatori che le custodiscono, è un buon modo per salvaguardarle!
Il suo nome deriva da Girgenti (oggi Agrigento) ed è assolutamente inconfondibile per le lunghissime corna a spirale (o a turacciolo). Il pelo e le corna ricordano soggetti asiatici ancora viventi allo stato selvatico e la sua origine, secondo alcuni, va ricercata fra le capre del Tibet (nella zona dell’Himalaya). Altri la ricollegano alla Mark-hor, detta anche Falconeri, dal nome di Falconer, il naturalista inglese che per primo la notò nell’Afghanistan settentrionale e nel Belucistan. L’importazione dei primi soggetti asiatici è attribuita agli Arabi (nell’800 d.C.), quando toccarono il porto di Marsala per diffondersi nel versante sud-occidentale della Sicilia. È una capra di taglia media con pelo lungo, folto e bianco, talvolta maculato. Sul mento ha una barbetta e, sulla fronte, un ciuffo folto, che gli allevatori tagliano “a frangetta” (con l’eccezione del caprone). La bellezza di questo animale è legata innanzitutto alla presenza di corna in entrambi i sessi: corna erette e unite alla base, che nei maschi possono raggiungere i 70 cm. Negli anni Venti e Trenta gli allevatori passavano di casa in casa con il gregge oppure con una sola capra: in pratica si mungeva porta a porta. Negli anni Cinquanta i capi allevati erano oltre 30 mila, oggi sono poco più di 500.